In gioco
Premessa"Fammi giocare solo per gioco, senza nient’altro, solo per poco.
Senza capire, senza imparare, senza bisogno di socializzare.
Solo un bambino con altri bambini, senza gli adulti sempre vicini.
Senza progetto, senza giudizio, con una fine ma senza l’inizio.
Con una coda ma senza la testa, solo per finta, solo per festa.
Solo per fiamma che brucia per fuoco. Fammi giocare per gioco."
(Bruno Tognolini, Diritto al gioco, da Rime raminghe)
Quanto è importante il gioco per i bambini? In una società, di falso benessere, gran parte di loro passano il tempo libero soli e chiusi nelle proprie stanze in compagnia di prodotti “hi tech” by-passando pomeriggi trascorsi fuori dalle mura domestiche tra strade e cortili. Una tecnologia, in continua evoluzione, che attrae ma nello stesso tempo demolisce definitivamente ogni traccia di genialità. Un mondo inclinato verso il tramonto creativo andrebbe rivalutato e riscoperto tramite il gioco autentico. Il progetto “In gioco”, in maniera sottile, vorrebbe spegnere gli schermi, abbattere i pixel, eliminare i filtri, dar vita ad un vero black out utile alle riflessioni sulla dipendenza da videogiochi, sulle conseguenze negative per la salute, sul ruolo della cultura vs l’impatto delle tendenze dettate dalla società contemporanea. Realizzazione impertinente che affronta e analizza il cambiamento dell’aspetto ludico dei nostri giorni in un contesto in continua evoluzione. La spinta che si propone è quella di mettersi in discussione, allargare i propri orizzonti per capire e valutare una diversa gestione delle innovazioni che quotidianamente e parossisticamente ci vengono proposte.
Pixel
Nel corso degli ultimi vent’anni, con l’avvento dell’era digitale, dati e informazioni disponibili sulla rete e nei social hanno reso più fluida e rapida la
comunicazione in generale a volte superficiale e generica catalogabile come “presunte verità”; d’altro canto questo uso/consumo ha messo a nudo la vita privata e
pubblica di ciascuno di noi. Nella comunicazione digitale le immagini funzionano meglio delle parole, grafiche e fotografie possono dettare contenuti e messaggi attirando,
in maniera veloce, l’attenzione degli utenti. Questa strategia di divulgazione prende il nome di “infografiche” contenuti visuali con informazioni testuali grazie all’ausilio
di un insieme di pixel. Nella grafica pixel (picture element) è l’unità minima convenzionale della superficie di un’immagine digitale. I vari pixel che compongono
un’immagine vengono allineati per formare una griglia rettangolare: la loro dimensione e densità è variabile ma l’accostamento dei pixel offre la percezione di un’immagine unica.
Mentre nel campo del marketing il termine pixel è quella tecnologia che consente di raccogliere dati sul comportamento degli utenti da parte di amministratori di siti web. L’opera,
vero esempio di “Infografica”, è formata da cinque pannelli rigorosamente bianchi con lettere traforate che insieme compongono la parola Pixel. All’interno di ciascuna lettera sono
inserite in maniera casuale delle biglie di vetro. Il polittico è una messa a fuoco provocatoria sull’indottrinamento di massa operata dai signori del web pratica ormai consueta
già dalla primissima infanzia all’interno dei programmi scolastici. A rompere lo sterile, monotono uniformante susseguirsi di pixel si contrappongono delle biglie di vetro
le cui rotondità mai uguali ricordano il simbolo della natura, il cerchio. Il significato del simbolo del cerchio è universale, rappresenta la perfezione, l’omogeneità,
la natura infinita dell'energia e l’inclusività dell'universo. Al di fuori della rete vi è un mondo naturale e reale a cui non possiamo sottrarci e dal quale tutta l’umanità proviene.
Pixeling
Il pixeling è una tecnica di elaborazione di immagini che avviene tramite il pixellaggio; il termine deriva da pixel,
l’unità minima di un’immagine digitale che conferisce colore e intensità specifica mediante infinite combinazioni
tese a formare l'immagine sullo schermo. Pixeling è una scomposizione visiva che rende irriconoscibile il
contenuto della figura digitalizzata. Ogni ingrandimento riduce la chiarezza dell’immagine, è un po’ come
oscurare o comunque censurare. In un reticolo ben definito le tinte piatte e ibride della pixellatura sono
sostituite da screziature di colori che evocano una poetica non solo visiva ma anche contemplativa tese a
trasmettere emozioni e nuovi significati. Le variegate e multiformi macchie di colore diventano un originale
linguaggio artistico non per ridurre ma per amplificare nuovi concetti astratti. Striature o venature di colore che
si accostano e si sovrappongono non censurano semmai convergono ad inaspettate seduzioni mentali. Un
gioco che affascina e promuove nuove esperienze estetiche e sensoriali per catturare l’occhio e
l’immaginazione.
Io gioco
Siamo abituati a pensare che giocare sia solo puro divertimento, ma per un bambino “giocare” è anche
imparare”. Il gioco più vecchio del mondo simboleggiato dalle biglie di vetro irrompe con forza sul concetto che
spegnere telefonini, tablet, consolle e PC e incentivare il gioco all’aria aperta è qualcosa che si può e si deve
fare. Giocare a biglie permette la connessione naturale tra individui stimolando non solo le abilità fisiche come
l'equilibrio, l'agilità, la coordinazione e la precisione di cui i bambini hanno bisogno per diventare futuri adulti
ma anche quelle sociali come l’amicizia. Una sana competizione per vedere alla fine chi vince o chi perde si
può realizzare divertendosi giocando insieme agli altri per la costruzione di nuovi rapporti umani sotto cieli reali
in natura.
Joy (gaming disorder)
Il joypad della PlayStation realizzato dal designer concept Teiyu Goto è l’emblema per eccellenza del controller
dei videogiochi. Il pad ha una linea accattivante, ergonomica e multifunzionale presenta una combinazione di
quattro pulsanti comando a forma di triangolo, cerchio, croce e quadrato. Il triangolo verde indica il punto di
vista e la direzione del capo, il quadrato rosa simboleggia il menù, il cerchio rosso rappresenta il sì e la croce
blu rappresenta il no, sono diventati simbolo del brand PlayStation. Da un altro punto di vista il joypad
dall’inglese “joy” gioia e “pad” piattaforma trascende dalla propria funzionalità per trasformarsi in icona di
sottomissione e dominio in chi ne fa abuso convulsivo. L’opera “Joy” denuncia la dipendenza da videogiochi,
analizzando nello specifico che ruolo ha l’iconografia ritualistica sulla componente psicologica del giocatore.
L’utilizzo di videogiochi per molte ore al giorno causa vere patologie: disturbi del sonno, sedentarietà, difficoltà
di concentrazione e isolamento. A livello psicologico, la dipendenza diventa una fonte di gratificazione
immediata e un bisogno di evasione dalla realtà spesso vissuta come inappagante o deludente.
Futuri ricordi
Chi non ha mai giocato con delle biglie di vetro? L’opera “Futuri ricordi” interagisce con i suoi fruitori,
l’accostamento di quattro parallelepipedi retti, due specchi, alcune biglie e decorazioni pixellate richiamano
una realtà contraria. Un ossimoro visivo costruito con elementi opposti e ribaltati trova spazio all’interno di una
stessa cornice. Lo specchio diventa strumento di autoconsapevolezza che invita ad immergersi nei ricordi
passati come un ponte tra quello che c’era e quello che è oggi. Una manciata di biglie sopra cieli azzurri riflessi
rievocano, almeno per un istante, la gioia e l’entusiasmo di un semplice e sano divertimento nel gioco all’aria
aperta.
di bernardo rietti toppeta © 2025 - tutti i diritti riservati
